Chirurgia con Monitoraggio Neurofisiologico Intraoperatorio (IOM) e Chirurgia a paziente sveglio (awake)
L’introduzione sempre più frequente e diffusa, del monitoraggio neurofisiologico durante interventi neurochirurgici rappresenta uno dei maggiori progressi tecnologici nella nostra pratica clinica.
La possibilità di ottenere non solo dei dati di tipo anatomico ma anche di tipo funzionale permette di eseguire interventi sempre più complessi , riducendo in maniera significativa il rischio di deficit neurologici post-operatori.
Gli interventi neurochirurgici che hanno giovato dell’uso crescente di questa metodica si possono dividere in quattro categorie:
– interventi sul midollo spinale (Neoplasie gliali, Neurinomi, Meningiomi, Ependimomi, Malformazioni artero-venose, fistole artero-venose durali, Terapia chirugica del dolore con Spinal Cord Stimulation o DREZotomia)
– interventi sull’encefalo o sui nervi intracranici in anestesia generale (Neoplasie Gliali ad alto o basso grado,, metastasi, cavernomi ,lesioni dell’angolo ponto-cerebellare, del forame magno, terapia del dolore con Motor Cortex Stimulation decompressioni trigeminali o del nervo facciale per conflitti Neuro/vascolari)
– interventi sull’encefalo in “awake craniotomy” (Lesioni gliali alto e basso grado, Cavernomi profondi, metastasi, ascessi)
– intervento di neuromodulazione per disturbi del Movimento (Morbo di Parkinson, Sindrome Distonica, Tremore essenziale)
– Intervento sui nervi periferici (Lesioni del plesso brachiale o del Plesso Lombo-sacrale, neurinomi periferici, terapia chirurgica del dolore con Nerve Root Stimulation)
Per la maggior parte delle tipologie di intervento, la neurofisiologia offre la possibilità di valutare in fase pre-operatoria l’attività di conduzione sensitivo-motoria spontanea o evocata delle fibre nervose dalla corteccia fino ai nervi periferici. L’utilizzo di questa tecinca durtante la fase operatoria (PESS, PEM, tecnica del Phase Reversal, ElettroCorticografia, onda D) permette di monitorare costantemente l’integrità funzionale delle vie nervose durante l’intervento prevenendo danni neurologici post-operatori.
L’utilizzo di questa tecnica in regime intraoperatorio consente inoltre di identificare funzionalmente, determinate strutture nervose, difficilmente riconoscibili su base puramente anatomica. Ad esempio, nell’operare un tumore cerebrale che invade o arriva ad interessare aree deputate al controllo del movimento , la stimolazione elettrica delle suddette aeree permette di identificarne la funzione (ad es. l’area del piede o della mano). Una volta identificate tali strutture, è possibile controllarne “on-line” l’integrità funzionale durante tutto il corso dell’intervento grazie al monitoraggio continuo dei cosiddetti potenziali evocati, evitando il danno neurologico dovuto alla manipolazione chirurgica.
La preservazione di questi segnali durante un intervento chirugico ( spinale, cranico o periferico) consente inoltre, di poter stabilire una prognosi funzionale per il paziente sulla base dell’entità dell’alterazione elettrica, oppure allo stesso permette di prevenire un danno neurologico permanente, consentendo al neurochirurgo di modificare la sua strategia.
In alcuni casi infatti il dato neurofisiologico risulta fondamentale per la strategia chirurgica (per esempio con l’individuazione della sede di esecuzione della mielotomia posteriore) ma anche durante l’intera conduzione della resezione chirurgica ( per lesioni midollari ma anche in fossa cranica posteriore), ricevendo informazioni “online” dalle cosidette vie lunghe ( fasci cortico-spinali e spino-talamici) o dai nervi cranici .
Esempio di microregistrazione profonda dei nuclei della base, utilizzata per scegliere il target funzionalmente più vantaggioso dove posizionare l’elettrodo profondo durante l’intervento di Deep Brain Stimulation per disturbi del movimento.
Esempio di elettrodi posizionati per la registrazione e stimolazione corticale degli stimoli sensitivi e motori durante un intervento sul midollo dorsale. Accanto si può vedere un esempio di tracciato neurofisiologico intraoperatorio, fondamentale per monitorare l’attività di conduzione delle vie sensitive e motorie.
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